Il caso dei genitori no-vax, che avevano provato a impedire la trasfusione al figlioletto, è solo l’ennesima dimostrazione degli effetti dannosi provocati dalle notizie pericolose in circolazione in questo periodo

Disinformazionepregiudiziaggressività: una serie di pratiche spinte da teorie prive di fondamento che come unico risultato hanno quello di mettere a repentaglio la salute di tanti pazienti. Non è un momento facile quello che stiamo attraversando. Se da un lato, grazie ai vaccini, il Covid sembra regredire non senza difficoltà, dall’altro proprio la campagna vaccinale unita alle donazioni di sangue e plasma sta diventando oggetto di attacchi e notizie fuorvianti.

Ne sa qualcosa AVIS che, da settimane, riceve telefonate ostili da persone che mettono in dubbio la qualità degli emocomponenti donati o assiste a casi di irruzione da parte di rappresentanti no-vax nelle proprie sedi di raccolta come avvenuto in quella di Modena. Proprio la città emiliana è stata al centro di un episodio grave di cronaca negli ultimi giorni: quello dei due genitori che rifiutavano la trasfusione per il figlioletto di due anni che doveva sottoporsi a un delicato intervento chirurgico, perché pretendevano solo sangue di persone non vaccinate. Il tribunale ha poi accolto il ricorso presentato dall’ospedale Sant’Orsola di Bologna dove il piccolo è ricoverato garantendo, come se ancora fosse necessario, la sicurezza assoluta del sangue che viene trasfuso.

Proprio da qui è iniziato l’intervento del presidente di AVIS Nazionale, Gianpietro Briola, al Tg3: «È una vicenda molto triste perché ricalca le fake news in circolazione in questi giorni e che non hanno alcun fondamento scientifico. Nei prossimi mesi – ha spiegato – continueremo ad avere problematiche legate alle carenze di sangue: così non si fa altro che mettere a rischio il diritto alla salute dei nostri cittadini».

Cittadini che, come nel caso dei pazienti talassemici, hanno necessità di trasfusioni costanti. È il tema su cui il presidente ha focalizzato l’attenzione durante la trasmissione “Che giorno è” su Radio 1, durante la quale ha sottolineato che «molte realtà territoriali, come ad esempio la Sardegna, sono particolarmente critiche per l’elevato numero di residenti con questa patologia. Fino ad oggi eravamo sempre riusciti a compensare le carenze con le unità di globuli rossi donate da altre regioni che erano eccedenti. In questo momento, però, territori eccedenti non ce ne sono a causa dei numerosi contagi che il Covid ha generato non solo tra i donatori, ma anche tra il personale sanitario».

🗣️”Con #omicron, molti donatori hanno sospeso la donazione a causa di #quarantene e positività e abbiamo registrato carenze di sangue. Ci sono realtà che sono più critiche, come quella dei talassemici”
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La difficoltà di quelle regioni che si sono tradizionalmente sempre distinte per volumi di raccolta è stata ribadita da Briola anche al Tg de La7. Qui il presidente ha sollevato anche i costanti attacchi e telefonate minatorie che «le nostre reti di ascolto stanno ricevendo. Veniamo bersagliati costantemente da chi disturba con informazioni false ed estremamente pericolose. Voglio spiegare ancora una volta che le donazioni sono sicure perché, prima di tutto, il Covid non si trasmette per via trasfusionale, e poi perché il sangue è sano a prescindere che il donatore o la donatrice sia vaccinato o no. Dobbiamo avere disponibilità di emocomponenti sempre, solo così potremo riuscire a curare chi davvero ha bisogno».

Di sgummy