Approfondiamo insieme la conoscenza di questa malattia virale per la quale, secondo i dati dell’OMS, circa la metà della popolazione mondiale è a rischio contagio. E in mezzo ci sono anche i donatori
La conosciamo semplicemente come “Dengue”. Siamo soliti sentirne parlare in particolare quando le temperature climatiche cominciano ad aumentare e le zanzare ronzano in case e giardini. Si tratta di una malattia virale che, come anticipato, viene trasmessa attraverso le zanzare. Ma perché è così pericolosa e quali rischi comporta sulle persone? E soprattutto: quanto condiziona l’attività dei donatori? Per rispondere a queste e molte altre domande e provare a fare chiarezza approfondendo meglio questa malattia, ne abbiamo parlato con il dottor Giovanni Garozzo, specialista in Ematologia generale, clinica e laboratorio, già direttore sanitario di Avis Provinciale Ragusa e già direttore del SIMT (Servizi di Immunoematologia e medicina trasfusionale) dell’Asp di Ragusa.
Dottore, prima di tutto spieghiamo cos’è il Virus Dengue.
«Per “Dengue” si intende una malattia virale causata da quattro virus molto simili denominati Den-1, Den-2, Den-3 e Den-4».
Come si trasmette?
«È trasmessa agli esseri umani attraverso le punture delle zanzare che hanno, a loro volta, punto una persona infetta. Non si ha quindi contagio diretto tra esseri umani, anche se l’uomo è il principale ospite del virus. La Dengue è conosciuta da oltre due secoli ed è una malattia infettiva ampiamente diffusa nelle regioni tropicali/sub tropicali, dove risulta essere costantemente presente (ovvero endemica) in oltre 100 Paesi. È in grado di determinare la comparsa di focolai epidemici anche nell’emisfero nord, in particolare in Europa, e costituisce un pericolo in un’ottica di salute globale, dato che si manifesta soprattutto come malattia di importazione, il cui incremento è dovuto all’aumentata frequenza di spostamenti di merci e di persone. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) circa la metà della popolazione mondiale ad oggi è a rischio di Dengue, con una stima di 100-400 milioni di infezioni all’anno».
Quali sono i sintomi?
«In circa l’80% dei casi non vi sono sintomi. Nel rimanente 20% la malattia dà luogo a febbre nell’arco di 5-6 giorni dalla puntura di zanzara, con temperature anche molto elevate. La febbre è accompagnata da mal di testa acuti, dolori attorno e dietro agli occhi, forti dolori muscolari e alle articolazioni, nausea e vomito, nonché irritazioni della pelle che possono apparire sulla maggior parte del corpo dopo 3-4 giorni dall’insorgenza della febbre. I sintomi tipici sono spesso assenti nei bambini. La sintomatologia dura raramente più di 10 giorni, tuttavia la fase di convalescenza può essere prolungata e debilitante. Meno del 5% dei casi sviluppa forme gravi di malattia, potenzialmente fatali, in cui i sintomi si manifestano spesso dopo la scomparsa della febbre. Tra questi ci sono: grave dolore addominale, vomito persistente, difficoltà a respirare, sanguinamento dalle gengive o dal naso, pesante senso di stanchezza (astenia), agitazione, pallore e sanguinamento gastro-intestinale».
Cosa bisogna fare se e quando si accusa uno di questi sintomi?
«Le persone che li presentano, soprattutto quando sono gravi, devono essere sottoposte ad assistenza medica tempestiva. La diagnosi è normalmente effettuata proprio in base alla sintomatologia, se presente, ma può essere più accurata con la ricerca del virus o di anticorpi specifici in campioni di sangue. L’individuazione tempestiva dei casi, l’identificazione di eventuali segni suggestivi di grave infezione da Dengue e un’adeguata gestione dei casi, sono elementi chiave dell’assistenza per ridurre i tassi di mortalità dei casi a meno dell’1%».
Il virus può essere trasmesso per via trasfusionale?
«L’OMS riporta che esistono prove della possibilità di trasmissione dalla madre al feto durante la gravidanza (la cosiddetta “trasmissione verticale”). I tassi di trasmissione verticale sembrano bassi e il rischio di trasmissione sembra legato alla tempistica dell’infezione da Dengue durante la gravidanza. Quando una madre ha un’infezione da DENV in gravidanza, si possono presentare: parto prima del termine, basso peso del neonato alla nascita e sofferenza fetale. Sono stati registrati rari casi di trasmissione attraverso prodotti ematici, donazioni di organi e trasfusioni».
Cosa succede se un donatore lo contrae?
«Il donatore di sangue è un soggetto come gli altri, per cui può contrarre l’infezione e trasmetterla ai pazienti tramite la trasfusione del proprio sangue».
Deve essere sospeso come nel caso del West Nile? Se sì, per quanto tempo?
«Prima di tutto occorre ribadire che, in caso di sintomatologia febbrile, soprattutto se accompagnata da una storia di viaggi in una zona a rischio, è necessario rivolgersi immediatamente al proprio medico curante per la valutazione del quadro clinico e l’effettuazione di esami di laboratorio specifici che confermino o escludano la diagnosi di Dengue. Poi va ricordato che il decreto del 2 novembre 2015, che individua i motivi per la sospensione temporanea o definitiva dalla donazione, non cita specificatamente l’infezione da Dengue tra le cause di sospensione. Tuttavia, l’infezione da Dengue rientra tra i criteri generici di sospensione per i viaggi in aree tropicali, rispetto alle altre aree extraeuropee a circolazione attiva segnalate dall’OMS e dall’Ente europeo di sorveglianza epidemiologica, l’European Centre for Disease prevention and Control (ECDC). Nella fattispecie le raccomandazioni prevedono di:
- sottolineare l’importanza della puntuale e attenta compilazione del questionario pre-donazione per quanto riguarda gli eventuali viaggi in aree o Paesi a rischio;
- applicare il criterio di sospensione temporanea di 28 giorni dal rientro per i donatori che abbiano soggiornato nelle aree a rischio Dengue o in alternativa l’esecuzione del test Dengue Virus NAT, ovviamente ove disponibile;
- applicare il criterio di sospensione temporanea di 120 giorni dalla risoluzione dei sintomi per i donatori con anamnesi positiva per infezione da Dengue (infezione documentata oppure comparsa di sintomatologia compatibile con infezione da Dengue);
- sensibilizzare i donatori ad informare il servizio trasfusionale di riferimento in caso di comparsa di sintomi compatibili con infezione da Dengue oppure in caso di diagnosi d’infezione da Dengue nei 14 giorni successivi alla donazione, la cosiddetta “informazione post donazione o post donation information”.
Per quanto tempo si rimane positivi?
«Il virus circola nel sangue della persona infetta per 2-7 giorni, e in questo periodo la zanzara può prelevarlo e trasmetterlo ad altri individui. L’immunità verso il ceppo infettante è persistente, mentre l’immunità ad ampio spettro, verso altri ceppi, dura solo 2-12 mesi».
Esiste una terapia specifica?
«Purtroppo non esiste un trattamento antivirale specifico. I pazienti dovrebbero consultare il proprio medico curante ed evitare ogni forma di auto somministrazione di farmaci. In particolare dovrebbero essere evitati i farmaci anti infiammatori non steroidei (ad esempio aspirina e ibuprofene), che potrebbero favorire la comparsa di emorragie o determinarne l’aggravamento a causa della loro azione di inattivazione delle piastrine. Per ridurre la febbre e i dolori articolari può essere assunto paracetamolo, in seguito a consultazione medica».